Philosophy for Children - P4C





Philosophy for Children non è l’insegnamento della filosofia ai bambini.

E’ il programma curricolare elaborato nel 1974 dal filosofo americano Matthew Lipman, diffuso e praticato nelle scuole di tutto il mondo. E’ finalizzato a promuovere lo sviluppo del pensiero critico e creativo, ricorrendo alle innate disposizioni del bambino, che per sua natura è incuriosito dal mondo circostante e pone tante domande ai suoi interlocutori.  Il programma si compone di una serie di racconti scritti dallo stesso Lipman in collaborazione con Ann Margareth Sharp, suddivisi in brevi episodi, corredati di manuali esplicativi. I racconti sono progettati per seguire un percorso evolutivo naturale, a partire dalla scuola per l’infanzia ( 5 anni) fino al biennio della scuola superiore.

I testi sono pretesti, costituiscono cioè delle occasioni riflessive per promuovere tra i bambini e gli adolescenti l’abilità del pensare insieme. Elevare la qualità del pensiero è infatti lo scopo auto-formativo della P4C. Essendo testi-pretesti, non si rende necessario adottare obbligatoriamente i racconti di Lipman. Anche le poesie, le canzoni, i cartoni animati, gli aforismi, fino ad arrivare per i ragazzi più grandi a sintetiche e semplici estrapolazioni dalle opere dei filosofi, possono trasformarsi in letture fertili per la produzione di pensiero.




L’obiettivo della P4C prende forma all’interno di una comunità di ricerca, nella quale i “ricercatori” fanno ricorso al dialogo per ragionare insieme su determinati temi, sollecitati da domande in cerca di risposta.

La Philosophy for Children, così come le altre pratiche di filosofia, individua nella maieutica (l’arte del domandare) e nell’argomentazione (l’arte dell’esporre buone ragioni) i metodi privilegiati dell’indagine filosofica. Le fasi più importanti delle sessioni di philosophy sono la formulazione dell’agenda delle domande e il piano di discussione che ne segue.

La P4C, nella sua versione più avanzata e già efficacemente sperimentata in alcune scuole inglesi, può essere utilmente impiegata anche per supportare le difficoltà che gli allievi incontrano nella didattica, in particolare nelle materie che richiedono un certo grado di astrazione. La sua applicazione in questo ambito comporta, per un tempo breve, la sospensione della didattica della materia in corso di trattazione per dare spazio allo svolgimento di una o più sessioni di philosophy, nelle quali gli studenti si pongono interrogativi mirati a focalizzare “cosa” produce impasse di apprendimento, cercando insieme le vie del superamento del problema, che possono comprendere anche l’esecuzione di compiti operativi e comporamentali.

Il pregio più grande della P4C, tuttavia, che la distingue nettamente dalle altre pratiche partecipative, risiede nella capacità di far comprendere ai più giovani in che cosa consiste il principio di democrazia deliberativa.
Ogni tappa del metodo, infatti, contempla l’assunzione di decisioni da parte della comunità, ed è la comunità stessa a valutare e individuare i criteri da adottare per deliberare.

La P4C poggia saldamente sul pilastro morale. Chiama il dialogante a farsi parte responsabile e attiva della vita della community, contribuendo in prima persona alle scelte e proseguendo poi lungo il solco della decisione.

Il teacher P4C è un facilitatore.


Vilma Mazza | Pratiche filosofiche